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Le sezioni | Sezione Manoscritti e Rari

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Logo della Sezione Manoscritti e Rari (C. Plinius Sec., Naturalis historia, sec XV, ms.  V A  3; inziale decorata, c. 1r)

Sezione Manoscritti e Rari
responsabile: Maria Rosaria Grizzuti

Indirizzo di posta eletrronica [email protected]
Recapiti telefonici 081-7819-208 (direzione); 081-7819-325/368/369/370

Sede

Primo piano

Orari di apertura e distribuzione

La sala di lettura, riservata esclusivamente agli utenti della Sezione, è aperta al pubblico con i seguenti orari:
lunedì - venerdì ore 8,30 - 18,30
Per l'orario di apertura nel mese di agosto consultare la pagina delle
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Orari di distrubuzione:

Manoscritti, raccolte speciali e bibliografia
Distribuzione: 8.30-15.00
Consultazione: 8.30-18.30

Volumi di camera blindata, carteggi e documenti sciolti
Distribuzione: 8.30-13.00
Consultazione: 8.30-13.30

Incunaboli e opere rare
Distribuzione: 8.30-13.00
Consultazione: 8.30-18.30

Cartografia e raccolte iconografiche (su prenotazione)
Distribuzione: 10.00-15.00
Consultazione: 10.00-18.30 (se prenotate il giorno prima) - lunedì-venerdì 8.30-18.30 (se prenotate da più giorni)

Lo studioso può chiedere il deposito (per tre giorni) di due volumi, a stampa o manoscritti, e di cinque carte geografiche. I volumi e i documenti in deposito possono essere consultati con orario 8.30 – 18.30

Cataloghi

- Opere manoscritte (indici a volume, cataloghi a schede e a stampa)
- Incunaboli (catalogo manoscritto a volume)
- Opere a stampa rare (catalogo a schede)
- Carteggi (catalogo a schede)
- Carte geografiche (catalogo a schede)
- Raccolte speciali: Sezione Tassiana, Sezione Vichiana, Sezione Leopardiana e Libreria Zumbini (cataloghi a schede)
- Sezione manoscritti bibliografia, dizionari, cataloghi (catalogo a schede)

Tipologia dei servizi

- Informazioni bibliografiche ed autorizzazioni alla fotoriproduzione sia in sede e per corrispondenza
- Consultazione dei cataloghi cartacei, a volume e a schede, e degli inventari topografici
- Consultazione del catalogo informatico dei manoscritti in alfabeto latino elaborato nell'ambito del progetto Manus (in corso di realizzazione; non ancora disponibile)
- Consultazione dei volumi e documenti originali, a stampa e manoscritti
-
Consultazione delle opere a stampa conservate nelle raccolte speciali e nella sezione di bibliografia
- Consultazione del fondo cartografico della Sezione manoscritti e rari e di quello iconografico della Raccolta palatina
- Consultazione delle riproduzioni in microfilm (manoscritti) e in fotografia (fondo cartografico)
- Fotoriproduzione (fotografie o microfilm) e riprese con telecamera, eseguite dallo studioso o da persona da lui delegata
- Consultazione dell'archivio informatico BibMan (Bibliografia corrente dei manoscritti in alfabeto latino conservati nelle biblioteche italiane) e della bibliografia retrospettiva relativa ai manoscritti della BNN (cartacea ed informatica)
- Consultazione della banca-dati Archivi di Napoli, catalogo collettivo delle fonti per la storia di Napoli conservate negli istituti culturali napoletani, realizzato su iniziativa dell'Archivio di Stato di Napoli (in fase di sperimentazione; non ancora disponibile)
-
Visite guidate specialistiche organizzate di concerto con l'URP
- Prestito interbibliotecario dei microfilm conservati nell'Archivio fotografico della BNN.

Manoscritti, opere a stampa rare e carte geografiche sono tassativamente esclusi dal prestito sia personale che interbibliotecario. È autorizzata la riproduzione in fotocopia, nel rispetto della normativa in vigore, per i volumi delle raccolte speciali e della sezione di bibliografia. Eccezionalmente è consentito il prestito straordinario (per non più di sette giorni) di parte dei volumi a stampa delle raccolte speciali e della sezione di bibliografia. Il prestito dei microfilm è ammesso esclusivamente nell'ambito del servizio di prestito interbibliotecario.

Accesso ai servizi

L'accesso alla sezione manoscritti e rari e la consultazione del materiale bibliografico in essa custodito avviene secondo quanto previsto dal regolamento interno della BNN, al titolo VI e in particolare agli articoli

art. 22: Nella sezione sono ammessi studiosi che abbiano compiuto il diciottesimo anno d'età previo accertamento dell'identità. Per la consultazione dei manoscritti è richiesta la lettera di presentazione di un docente universitario italiano o straniero e del responsabile di un ente qualificato italiano o straniero che attesti la peculiarità degli interessi culturali del richiedente.
Il caposezione, delegato in ciò dal direttore, autorizza la consultazione delle opere che riguardano espressamente gli interessi dello studioso…
art. 27: I manoscritti e i documenti rari e di pregio vengono dati in lettura uno per volta, salvo motivate esigenze di studio e vengono consultati nelle sale appositamente riservate…, fatte salve le esigenze di altri studiosi. Lo studioso può chiedere la custodia in deposito di non più di due volumi per un massimo di tre giorni.
art. 31: Per motivi di sicurezza e tutela l'ammissione degli studiosi è consentita fino ad esaurimento dei posti disponibili nelle sale appositamente riservate.


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La Sezione manoscritti e rari è collocata nelle sale di Palazzo Reale prospicienti il Maschio Angioino ed il giardino, sale che nell'Ottocento avevano ospitato l'appartamento privato dei sovrani. Significativa testimonianza di questo originario utilizzo resta oggi la cappella privata dei reali dove si conserva ancora l'altare, il bel crocifisso d'argento ed il divisorio con i pannelli raffiguranti santi dipinti nel 1858 da Vincenzo De Angelis. Alle dimensioni di questi locali furono adattati, in tempi diversi, gli scaffali provenienti dalla Sala Seripando - a Girolamo Seripando era intitolato il salone che ospitava i manoscritti nel Palazzo degli Studi, prima sede della Reale Biblioteca Borbonica - e quelli appartenuti alla Biblioteca Provinciale, tutti ancora in uso.
L'origine della raccolta dei manoscritti della Biblioteca nazionale di Napoli quale adesso si configura, si può far risalire agli ultimi decenni del Settecento quando, con un decreto di Ferdinando IV di Borbone, fu istituita la Reale Biblioteca di Napoli e fu avviato il trasferimento nella sede del Palazzo degli Studi delle raccolte librarie fino ad allora dislocate nella reggia di Capodimonte.
Tra i diversi fondi che andarono a costituire il nuovo istituto va prima di tutto ricordata la celebre collezione farnesiana, quella che, avviata da Alessandro Farnese, il futuro papa Paolo III, ed accresciuta dai suoi nipoti, fu fatta trasferire a Napoli da Carlo di Borbone nel 1734. A differenza di altre raccolte librarie formatesi nel corso del sedicesimo secolo, la farnesiana non era una biblioteca di collezionisti. Apparteneva ad appassionati studiosi ed aveva avuto come bibliotecario un uomo di profonda cultura come Fulvio Orsini. Non meraviglia quindi che tra i suoi manoscritti si ritrovino non solo bei codici miniati, ma anche volumi di significativa importanza per lo studio degli autori classici. Ricordiamo il Festo, utilizzato dall'Orsini per l'edizione del 1581, il Plinio, di cui Giovan Marco Cinico nel 1465 trascrisse le seicentotrentanove carte in centoventi giorni, il Virgilio, splendido codice miniato appartenuto al cardinale Trivulzio e testimone unico di parte dell'Appendix.
Con i manoscritti farnesiani si unirono a formare la raccolta della Real Biblioteca quelli del principe di Tarsia, i codici appartenuti a monsignor Cavalieri, vescovo di Troia, i manoscritti raccolti nelle province del Regno da Pasquale Baffi, Andrea Belli e Francesco Saverio Gualtieri e, dopo la loro espulsione dal Regno, le raccolte librarie dei gesuiti.
Nel tempo un prezioso e significativo incremento fu costituito dalle biblioteche degli ordini religiosi che furono soppressi a più riprese fino all'Unità d'Italia. Tra le soppressioni seguite alla fine della Repubblica partenopea che portarono alla biblioteca fondi di particolare rilievo, va ricordata quella del convento agostiniano di San Giovanni a Carbonara. Appartenuta a Girolamo Seripando, il Generale degli agostiniani che era stato legato apostolico al Concilio di Trento, e da lui donata al convento napoletano, la biblioteca comprendeva anche i libri dell'umanista cosentino Aulo Giano Parrasio, che ne aveva fatto erede Antonio Seripando e che da lui erano stati lasciati al fratello Girolamo.
Acquisti e donazioni hanno reso poi la raccolta dei manoscritti della Nazionale di Napoli, nel corso di due secoli, una delle collezioni più importanti tra quelle esistenti non solo in Italia, ma anche in Europa.
Una raccolta nella quale è possibile trovare testimonianze della storia della cultura che si collocano in un arco di tempo che va dai primi secoli dopo Cristo fino ai nostri giorni, grazie anche alle recenti acquisizioni degli archivi Marone, Ricciardi, Morelli. Vi sono presenti cimeli che vanno dai preziosi palinsesti bobbiensi al Libro d'ore di Alfonso d'Aragona e al Breviario di suo figlio Ferrante; dai due Evangelari purpurei - il più antico, dell'inizio del V secolo, in caratteri latini in argento, il più recente, della fine del IX secolo, in lettere greche tracciate in oro - fino al più antico testimone miniato delle Metamorfosi di Ovidio. Ed ancora il codice Flora, libro d'ore di scuola franco-fiamminga, nella cui decorazione i motivi fitomorfi che la caratterizzano sono articolati in composizioni sempre diverse; la Cosmographia di Claudio Tolomeo, manoscritto miniato di provenienza farnesiana, nelle cui tavole è 'fotografato' il mondo quale era conosciuto nell'imminenza della scoperta dell'America; i due esemplari miniati del Libro dei re, il poema epico persiano; la Carta catalana, cimelio cartografico dell'inizio del XV secolo. E se il volume dell'Erbario secco di Ferrante Imperato - il solo sfuggito alla distruzione, avvenuta nel 1799, degli esemplari superstiti dell'intera raccolta - testimonia le conoscenze botaniche della cultura napoletana della fine del XVI secolo, il codice di Dioscoride ci riporta indietro nel tempo illustrando, con testi ed immagini, la farmacopea del VI secolo dopo Cristo.
Di grande importanza è anche la raccolta degli autografi posseduti dalla biblioteca: il codice di mano di San Tommaso d'Aquino, proveniente dal convento di San Domenico Maggiore ed i cui frammenti venivano donati al popolo come reliquie; le Antichità di Pirro Ligorio; i versi di Ariosto; la Gerusalemme conquistata di Tasso; gli scritti di Vico; i Canti, le Operette morali, lo Zibaldone, tra i tanti, di Giacomo Leopardi. Ed ancora le testimonianze di Monticelli, Cotugno, De Sanctis, Croce fino a quelle di contemporanei come Giuseppe Ungaretti.
Merita inoltre una particolare segnalazione il gruppo non esiguo di manoscritti di natura propriamente archivistica, tra cui vanno ricordati non solo documenti famosi come il Registro dei privilegi di Ferrante II d'Aragona, ma anche diplomi, pergamene, relazioni, memorie, raccolte di dispacci.
Relativamente alle edizioni a stampa che è possibile consultare presso la Sezione manoscritti e rari va in primo luogo ricordata, e non solo per motivi cronologici, la collezione degli incunaboli. Napoli, non va dimenticato, è stata una delle città in cui con i migliori risultati si avviò nel quindicesimo secolo la storia della stampa a caratteri mobili; la Nazionale raccoglie ora quasi cinquemila di quei libri, molti dei quali di estrema rarità. Tra questi l'Esopo, stampato da Francesco del Tuppo, il bibliotecario dei re d'Aragona, ha dato il proprio nome ad una delle più illustri riviste di bibliofilia esistenti.
Nell'impossibilità di ripercorrere, anche solo sommariamente, le caratteristiche del fondo delle opere rare e di pregio pubblicate a partire dal XVI secolo si ricordano qui due raccolte in particolare. La collezione delle aldine, cioè i volumi stampati da Aldo Manuzio e dai suoi eredi tra il 1494 e il 1590, di cui la Nazionale conserva alcune tra le più pregiate e che furono ricoperte nel corso dell'Ottocento con la caratteristica legatura borbonica in pergamena con i tasselli in pelle rossa e verde, e quella delle bodoniane. Quest'ultima di deve in particolare alla volontà di Gioacchino Murat che acquistò la raccolta quasi completa delle edizioni di Bodoni dall'incisore Rosaspina, che del grande editore era stato amico.


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